Infortuni nel Calcio • Champions League e Serie A
- alexgabiano88
- 17 nov 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Presi dai 23 club che si sono qualificati per la fase a gironi della Champions League 2012/2013, i dati che vi illustrerò riguardano lesioni generali, infortuni gravi, infortuni muscolari, legamenti, ricadute, e il rapporto presenze/assenze negli impegni agonistici.
Da questi dati si evince che i possibili fattori di rischio possono essere collegati ai carichi di lavoro, leadership dell’allenatore, comunicazione interna, ed il benessere dei giocatori.
DATI e STATISTICHE
• Mediamente si è esposti a 7024H di attività fisica , di cui 6093H (87%) di allenamento e 931H (13%) di partite.
• Sono stati svolti 199 allenamenti e 57 partite. Che al mese si traduce in 20 sessioni di allenamento e 5,8 partite à 3,5 allenamenti x partita.
• Sono stati registrati 892 infortuni, 495 (55%) in partita e 397 (45%) in allenamento.
• Tipi di infortuni, circa 264 avvengono alla coscia, 125 nella regione anca/inguine, 111 al ginocchio, 109 alla caviglia. 332 infortuni sono di tipo muscolare, 131 riguardano la rottura dei legamenti, 90 derivano da un evento esterno (contusione), 74 da sovraccarico, e 68 sono a livello tendineo.
• I tempi di assenza sono 8-28gg in 359 casi, 4-7gg in 202 casi, >28gg in 163 casi.
• I numeri riguardo alle recidive riguardano 85 casi, mediamente l’8%.
• I meccanismi di infortunio principali rigurdano in 156 casi la corsa o lo sprint, 142 casi il sovraccarico, 63 casi da una torsione, 73 casi da tackel.
• 619 infortuni sono da non contatto, 241 sono da contatto.
• L’incidenza media degli infortuni è di 3,4 infortuni ogni 1000 ore di allenamento
• L’incidenza media degli infortuni in gara è di 22 infortuni ogni 1000 ore di partita
• L’assenza media da impegni con la squadra è di circa 20 gg.
• Le lesioni che comportano un assenza di oltre 4 settimane sono classificate come gravi, e sono state riscontrare 1,2 lesioni gravi ogni 1000 ore.
• Le lesioni a cui si è maggiormente soggetti sono quelle al bicipite femorale circa il 25,6%, seguite da quelle all’adduttore 10,2% e in percentuali minori quelle del retto femorale 7,8%.
• Gli atleti colpiti da queste lesioni avranno assenze ,nel 57,4% dei casi, di entità moderata 8-28gg; nel 17,5% dei casi assenze brevi di 4-7 gg, e nel 16% dei casi assenze importanti maggiori di 28gg.
• Le recidive in questi casi corrispondono al 10,2% dei casi.
• L’incidenza media di questi infortuni è di 2.4 ogni 1000 ore. Comportando una media di 42,7 gg di assenza ogni 1000 ore.
Per il rientro in campo è più importante la sicurezza (quando si è relamente pronti) o la rapidità?
ANALISI e CONCLUSIONI
Come si evince dai dati sopra elencati, si possono notare molte assenze all’interno della squadra durante l’anno.
Tanto per citare ancora dei dati, nel corso della stagione 2018/2019 in Serie A di calcio, ci sono state oltre 100 assenze per infortunio, considerando mediamente 45 impegni ufficiali (campionato, coppa Italia, Coppe Europee, Nazionali) significa più di due lementi indisponibili per gara.
Queste assenze si traducono in:
1. maggior costo per la società per curare il giocatore.
2. per l’allenatore, non avere a disposizione la rosa completa.
3. Risultati, non avere la rosa al completo, non permette di fare scelte in base a stati di forma o qualità tecniche.
4. Perdita dei progressi fisici fino a quel momento ottenuti
Per questo motivo negli anni si è posto sempre più l’accento sull’importanza della prevenzione, le cui forme principali sono:
• core stability
• proprioccettiva
• mobilità articolare
• coordinazione inter e intra muscolare
• forza in tutte le sue forme
LA FORZA
Per quanto riguarda l’ultima capacità, molti studi dimostrano quanto abbia una duplice e fondamentale valenza: se da una parte un incremento della forza permette un innalzamento della performance fisica del calciatore, dall’altra ha anche un ruolo fondamentale nell’aspetto preventivo.
Un atleta che si allena aumentando la sua capacità di esprimere forza in vari modi, in vari angoli ed in varie situazioni, grazie all’aiuto di sovraccarichi più o meno pesanti, migliora la dinamica delle proprie catene cinetiche e la coordinazione intermuscolare e intramuscolare, rendendole anche più forti e più resistenti.
Bisogna sempre tener conto che, trattandosi di carichi di lavoro, a volte anche importanti, il tutto dev’essere svolto in maniera corretta ed adeguata.
Questa metodologia di allenamento, la quale richiede di esprimere forza in vari modi, angoli e situazione, è possibile trovarla svolgendo l’allenamento isoinerziale.
ALLENAMENTO ISOINERZIALE
L’allenamento isoinerziale è quella metodica che fa uso di macchine nelle quali la resistenza è generata da una massa posta in rotazione. È così definito perché l’atleta lavora contro la sua forza di inerzia (che si oppone al movimento). Tali macchine possiedono un albero sul quale è calettata (“montata”) la massa posta in rotazione durante l’esercizio: parliamo di uno o più dischi o di volani.
Sull’albero è avvolta una cinghia o corda che, tirata durante la fase concentrica dell’esercizio, accelera il volano immagazzinando energia cinetica. La lunghezza della corda è regolata per essere completamente svolta alla fine della fase concentrica nel momento in cui il volano, continuando a ruotare, la riavvolge. L’atleta, quindi, oppone una forza frenante eccentrica , che lo rallenta fino al suo arresto completo, con la corda nuovamente avvolta, iniziando la ripetizione successiva.
I dispositivi isoinerziali possono essere usati sia all’interno delle sedute di forza settimanali dell’intera squadra, sia in forma individuale, in fase di riabilitazione o rinforzo muscolare personalizzato; Le ricerche scientifiche che si sono occupate dell’efficacia del metodo isoinerziale hanno evidenziato una maggiore produzione di forza e di potenza, espressa a differenti angoli articolari, rispetto ai “pesi liberi”. Inoltre, tali macchinari si sono rivelati utili anche nella prevenzione di infortuni muscolari e tendinei.
Traslando questa metodologia dall’ambito della ricerca scientifica di base da un punto di vista pratico, possiamo affermare che questi sistemi rappresentano un passo avanti per un training volto a migliorare il movimento più che la forza del singolo muscolo. Questi, infatti, si collocano perfettamente nel panorama dell’allenamento moderno: consentono di produrre movimenti funzionali, pur esprimendo la massima forza possibile, sollecitando con una sola azione tutti i muscoli interessati al gesto.
La grande libertà di movimento, unita a lavori di torsione e/o in condizioni di instabilità, contribuisce all’obiettivo di coinvolgere effettivamente tutti i muscoli impegnati nel movimento specifico, riproducendo esattamente la situazione in cui il muscolo lavora durante l’attività sportiva: con forza e velocità variabile, e accelerando e decelerando un carico inerziale come la palla, un arto o il corpo stesso durante uno sprint.

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